Parola ai genitori

Articolo di Mariarosa Giuliani, istruttrice corso Aikido

L’apertura di un corso aikido bambini ha significato creare un gruppo di giovanissimi praticanti e concentrarsi su di loro, dando autonomia nella pratica. Da subito (anno 1999) ho scelto di non includere la presenza dei genitori durante la lezione, come era invece negli altri settori.

I bambini possono praticare senza essere osservati e giudicati, senza imbarazzo o confronto, con assoluta tranquillità. Quasi tutti sono preoccupati di sbagliare o di non riuscire, ma stando nel gruppo e verificando insieme che sbagliare e riprovare è un modo per imparare, li aiuta a procedere con soddisfazione. Anche la comunicazione è diretta , senza scavalcare la loro identità.
Tutto questo rende  la pratica personale e tutti si rendono conto di procedere in una crescita della capacità autonoma sviluppando socialità e rispettando le regole. L’entusiasmo dell’aikido li porta a condividere con i genitori i loro movimenti, a mostrargli di cosa si tratta e a condividere la loro piacevolezza. A fine anno lo facciamo sul tatami con una lezione bambini-genitori.

Un’occasione molto intensa, un momento in cui è il figlio che aiuta il genitore e vengono in evidenza : autonomia, autostima, coinvolgimento, cooperazione.

Per questo articolo ho chiesto ai genitori di esprimere la loro opinione sulla pratica di aikido dei loro bambini. Non è stata proprio un’intervista diretta ma una richiesta di esprimersi su diversi punti che gli ho indicato:

  • Come è stata scelta questa disciplina,
  • Quali sono state le reazioni delle prime lezioni,
  • Se e come ci sono stati cambiamenti nel comportamento,
  • Se e come si è sciolta la paura di sbagliare,
  • Se ha generato collaborazione questo gruppo non agonistico. 
  • Se si è sviluppata autostima.
  • Se c’è stato entusiasmo nella pratica

Queste sono le risposte dei genitori:

S. PRATICANTE DA QUALCHE ANNO

S. ha iniziato aikido circa tre anni fa, spinta soprattutto dai racconti del cugino più grande che lo pratica da diversi anni. Quando era più piccola la avevo accompagnata varie volte alle giornate aperte, alle dimostrazioni o incontri per i nuovi praticanti. Sebbene affascinata da queste esperienze inizialmente non aveva voluto provare, dicendo che temeva  di non riuscire a fare quello che facevano i ragazzi sul tatami. Per lei le cadute in particolare sono sempre stata fonte di attrazione e timore… Non è stata mai forzata a fare un’attività sportiva quindi per un po’ abbiamo accantonato l’idea dell’aikido.  A lei però è restato in mente e cresciuta un po’ ha chiesto di provare a frequentare qualche lezione. Da lì è stato amore! Da subito sembrava aver realizzato che quelle cadute erano fattibili e soprattutto che avrebbe potuto imparare con i suoi tempi senza che nessuno le facesse pressione. L’assenza di competizione nel caso di S.  è positivo, le fa vivere gli incontri con entusiasmo e serenità. Non si sente giudicata anche se sente la responsabilità di “fare bene”, cioè di fare il meglio che può. Questo è legato a mio parere al rispetto che i maestri hanno saputo conquistarsi nei bambini.
I giochi che vengono uniti alla pratica dell’aikido poi la fanno divertire tantissimo.
S. non ha problemi di socialità, ma in altri sport non aveva trovato un gruppo così eterogeneo e allo stesso tempo così accogliente, si è sentita molto a suo agio da subito. Nel tempo ha assunto anche il ruolo di aiutare i più piccoli a inserirsi e ad imparare le tecniche e questo la rende molto fiera.
Nel periodo del lockdown legato alla pandemia del 2020, ha molto sentito la mancanza dell’aikido, arrivando a organizzarsi un tatami improvvisato in giardino e cercare di tenersi allenata.
La pratica dell’aikido secondo me dà molta soddisfazione ai bambini/ragazzi essendo molto inclusiva e tenendo conto delle differenze individuali e dei tempi di ognuno.
Tutto questo in una prospettiva di “gruppo” che ogni bambino dovrebbe poter sperimentare.

I: PRATICANTE DA OTTOBRE DI QUESTO ANNO (2021)

La  disciplina aikido e’ stata scelta dalla bimba . Guardando dei video si e’ appassionata ed e’ stata decisa a voler intraprendere questo sport.

 I. e’ rimasta subito entusiasta , sia per il gruppo , per l’ insegnanti e  per la disciplina in se. Tanto che a casa, dopo ogni lezione ,voleva subito farci vedere quello che aveva imparato.

Come genitori abbiamo notato un benessere direi interiore, ma anche benefici a livello sia di concentrazione che proprio di stato d’animo come se ogni lezione desse sfogo al suo nervosismo dovuto a questa situazione del covid ma anche per la pressione scolastica.

La sua paura di sbagliare o per meglio dire I. vorrebbe sempre in tutte le cose già saper fare prima di imparare( ovviamente impossibile) ma con aikido ha cominciato a lasciarsi più andare e non fossilizzarsi solo sul fare bene ma capire, per poi fare bene.

Con il gruppo e’ stata una reazione fantastica anche perché il non essendoci competizione ho notato che vivono la pratica con grande collaborazione.
C’é insegnamento, apprendimento ma anche divertimento e legame tra di loro. L’autostima sicuramente e’ migliorata, la vedo più sicura di se rispetto a prima. La pratica le piace tantissimo e ci vuole proprio mostrare ciò che imparano ogni volta .

Per concludere devo dire che non solo I. e’ veramente felice, ma adora questa disciplina e lo fa proprio con impegno e divertimento.  Anche noi genitori siamo rimasti soddisfatti di questo gruppo veramente unito , di come gli  insegnanti approcciano  i bimbi nel percorso e ancora più felici nel vedere la bimba già cosi legata a voi e agli altri compagni .

R: INIZIA A PRATICARE PRIMA DEL COVID

Fin dalla lezione di prova R. era entusiasta, ne ha parlato per giorni e giorni, ed anche con il passare delle settimane l’entusiasmo non è diminuito, anzi è cresciuto, ed alla fine di ogni lezione mi racconta tutto per filo e per segno; non solo a me, anche ai nonni. Dopo solo due mesi di pratica purtroppo abbiamo dovuto interrompere causa covid ed alla fine c’è stata una pausa di più di un anno e R. non si è mai dimenticato di aikido, anzi mi diceva che non vedeva l’ora di iniziare di nuovo!

Per quanto riguarda la disciplina. R. è già di per sé super disciplinato e penso che in parte il suo amore, il suo entusiasmo, per l’aikido sia dovuto anche al fatto che si trova a suo agio in una disciplina che gli permette di esprimere la sua disciplina.

Spesso i bambini vengono “esonerati” dai compiti, dai lavori degli adulti perché ritenuti non idonei, ma io non sono d’accordo. Nel momento in cui dai una piccola responsabilità ad un bimbo (ovviamente qualcosa che lui possa realmente fare) lui subito sarà attento, perché si sente importante e se sente che il genitore (o i nonni, o la figura di riferimento) lo ritiene capace di fare quella cosa e allora la sua autostima crescerà. La mia sensazione è che nell’aikido probabilmente sia un po’ la stessa cosa perché nel momento in cui un bimbo ha la responsabilità di compiere quel gesto nel lavoro di coppia è molto attento a quello che fa. E il fatto che non ci sia agonismo è quella cosa che differenzia quel gesto dal gesto che compirebbe il bimbo in un altro sport, poiché non ha una finalità, non deve vincere su qualcun altro, ma su se stesso, semplicemente lo compie per piacere, per amore, senza uno scopo prefissato, e qui si torna all’errare…

In una società fortemente improntata all’obiettivo, al profitto, all’efficienza, trovo meraviglioso praticare qualcosa solo per il proprio benessere e quindi per il benessere degli altri, e ritengo che questo insegnamento, se praticato per un periodo abbastanza lungo e, con la crescita del bimbo, sempre più coscientemente, possa gettare il seme dell’errare appunto, e cioè del non lasciarsi prendere, una volta più adulto, dal vortice del fare ma che lasci spazio all’essere.

Sono molto felice dell’atmosfera che si respira anche solo arrivando a portare i bambini e tornando a prenderli, e veramente, avendo per brevi periodi frequentato altri luoghi ed altri sport, facendo il paragone, non c’è paragone. 

D: HA PRATICATO DIVERSI ANNI FA, PER SEI ANNI

Noi genitori l’aikido non lo conoscevamo, non sapevamo neanche che esistesse. Ce l’ha consigliato il pediatra e abbiamo seguito il suo consiglio.

Nostro figlio molto incontenibile aveva già provato tanti sport, ma dopo poco tempo abbandonava perché non era coinvolto nelle squadre. Lui è asperg (*) e non riusciva a applicarsi nella maniera giusta, e quindi finiva sempre messo in un angolo, e lui non riusciva a stare fermo a guardare gli altri. Usciva agitatissimo.

(*) La sindrome di Asperger, descrit-
ta per la prima volta nel 1981, è una
forma di autismo in cui spesso la per-
sona concentra la propria attenzione
soprattutto su attività marginali.

Quando siamo entrati,  l’insegnante  di akido, ci ha detto che i genitori non potevano essere presenti durante la lezione, potevamo restare a guardare solo la prima volta, poi dovevamo lasciare nostro figlio nel gruppo senza restare presenti. All’inizio ci siamo un po’ preoccupati, ma durante la prima lezione  D. ad un certo punto si è girato verso di noi e ha detto: “Mi diverto tanto”.

L’aikido è diventato per D. un punto di crescita, di soddisfazione, di miglioramento.

L’ha aiutato a gestire la sua energia, a rispettare le regole, ad entrare in una collaborazione nel gruppo che gli ha dato grande soddisfazione.

Quando l’insegnante mi ha detto che avrebbero fatto una Manifestazione di aikido a fine anno le ho spiegato che D. non avrebbe partecipato, lui non lo ha mai fatto neanche a scuola.
Una settimana prima della Manifestazione mio figlio mi ha detto “Babbo, partecipo anche io perché mi fanno fare esattamente cosa fanno gli altri. A scuola nello spettacolo tutti parlano e io invece posso fare solo l’albero. Qui invece io faccio quello che mi riesce, come gli altri.

Noi genitori ci siamo commossi, non era mai successa una cosa del genere. Poi ha fatto anche gli esami. “Incredibile”.

Un momento molto coinvolgente per noi genitori è stato quando ci hanno fatto salire sul tatami a fare una lezione insieme ai bambini.  Prima cosa abbiamo realizzato quanto sia impegnativo e complesso l’Aikido.  Un grande lavoro motorio che impegna tutto il corpo ma anche la mente, molto coinvolgente. Poi è stato emozionante vedere come i bambini si impegnavano ad aiutarci a fare bene. Pensavamo che ognuno avrebbe praticato con suo figlio, invece cambiavamo sempre coppia e c’era un contatto globale che formava immediatamente un gruppo completo.

Un altro momento positivo è stato quando uno psicologo di Stella Maris, l’Ospedale che lo curava, dopo un anno ci ha chiesto che cosa stava facendo, perché aveva visto un mutamento su vari comportamenti. Naturalmente anche lui  non sapevano cos’era l’aikido ma si è  molto informato, dicendo che un lavoro motorio del genere stava dando dei risultati molto importanti.

D. ha continuato a praticare per sei anni e quando ci siamo dovuti trasferire in un’altra città, non voleva venire, voleva restare lì per non abbandonare la sua pratica di aikido. Nonostante questo i cambiamenti del suo comportamento ottenuti dall’aikido sono rimasti attivi,  non praticava più ma ha continuato a mantenere ciò che aveva ricevuto dall’aikido.

Scarica qui il file pdf completo: https://www.progettoaiki.org/aiki-n-02-maggio-2022/